XVII Edizione


RACCONTARE LE NUOVE FRONTIERE: STORIE, DIRITTI E NARRAZIONI

Auguri per le festività 2023/24

L’attaccamento di Nicola Zingarelli alle sue origini in più occasioni dimostrate, ci consente di aprire una finestra che spesso viene chiusa in via definitiva: la tradizione.

Spesso la lontananza dalle proprie origini e la furia incombente dei media e dei social provocano il distacco dalle tradizioni e dagli affetti, ciò si rivela deleterio per l’educazione, il rispetto, la conoscenza.

Con l’intento di acquisire nuove forme di tradizioni, spesso si cade nell’oblio dell’assenza di radici profonde.

Pertanto, in occasione di queste festività 2023-2024 desidero inoltrare a tutti del Premio Zingarelli i miei più profondi e sinceri auguri di grande serenità in particolare al comitato, alla giuria tutta, allo staff, agli studenti, agli scrittori, ai poeti che hanno partecipato dando vita al nostro primo orgoglio.

Gli auguri giungano anche a quanti scrittori, poeti e amanti della cultura non sanno dell’esistenza del Premio Letterario Nicola Zingarelli, ma che scoprendolo abbiano ad amarlo e seguirlo.

Cerignola, 14/12/2023 Antonio Daddario

Nicola Zingarelli mai “straniato” da Cerignola e dalle sue tradizioni

Con un implicito orgoglio Nicola Zingarelli in più occasioni rivendicava di non essersi mai “straniato” dalla sua Cerignola.

Le occasioni erano le più varie, dalla pubblicazione che rivela le qualità di narratore nel 1883 “Tre novelline pugliesi di Cerignola” in una delle quali rievoca le condizioni miserevoli e precarie che fanno da sfondo al racconto di un mendicante; alla descrizione minuziosa del dialetto di Cerignola apparsa nel 1898 sull’ “ Archivio Glottologico” di Isaia Ascoli; alla conferenza su “Dante e la Puglia” e alla prefazione a “La città di Cerignola nel secolo diciannovesimo” di Saverio La Sorsa.

Senza tralasciare la collaborazione ai periodici “L’Agricoltore Pugliese” e quella più alta e ben più rilevante alla rivista “Scienza e Diletto”, Nicola Zingarelli si cimentò nella traduzione in dialetto cerignolese dei primi 27 versi dell’Inferno di Dante che non va considerato come semplice curiosità folcroristica, ma come interessante versione della Commedia in un dialetto italiano.

Non bastavano gli scritti letterari a tracciare il legame con la sua Cerignola perché aveva intessuto un epistolario con il quale aveva contatti con amici e parenti per essere aggiornato sull’andamento politico e sociale costellato di riferimenti a prodotti della cucina pugliese.

Non è raro rintracciare riferimenti a fichi e olive, burrate, robusto vino di Troia e damigiane di olio, oltre a dolci, taralli, pizze dei santi, provole e focacce.

Tanto non si era “straniato” dalla sua Cerignola che alcuni anni prima della sua scomparsa, chiese all’amico Luigi Reitani di acquistare un casale di campagna con poco terreno che chiamò “Il riposo” e che non ebbe mai il tempo di utilizzare.

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