Nel cassetto dei ricordi ho ritrovato una penna stilografica che non usavo da tempo. L’inchiostro era secco, ma il pennino ancora lucido. Mi chiedo come abbia fatto a dimenticarmi di lei, quando era la mia compagna per le firme importanti e per le poesie scritte di getto. Alcune di quelle poesie sono diventate poi un libro, in cui ho raccontato i miei ricordi e le mie emozioni. Per scrivere un libro, però, non basta la poesia. Serve anche una trama, che dia coerenza e senso al racconto.
Serve una descrizione accurata dei personaggi, del paesaggio, dell’atmosfera. Serve una caratterizzazione precisa dello stile, che renda il libro unico e magnetico, capace di attrarre i lettori come una calamita. Lo scrittore, infatti, deve essere il magnete del mondo, che con la sua esperienza e la sua fantasia sa creare storie avvincenti e coinvolgenti.
Scrivere, quindi, non è solo raccontare, ma anche lasciare un segno, un’impronta, un’immagine. Scrivere è comunicare con il futuro, attraverso il ponte del passato e del presente. Scrivere è creare un patrimonio di esperienze, che possa essere condiviso e apprezzato dai lettori di ogni tempo. Scrivere è costruire un ponte di parole, che ci connetta con il mondo e con noi stessi.
Un ponte solido e resistente, fatto di pazienza, di studio, di cultura, di lavoro. Un ponte per la conoscenza e per la crescita. Anche senza la stilografica, possiamo scrivere e lasciare il segno. Ma perché scrivere? Perché scrivere è vivere.